martedì 8 agosto 2017

Reportage di un atto di amore

Sabato 22 luglio 2017: la data deve essere ricordata negli annali della storia, perché si è compiuto un epocale atto di amore genitoriale. Abbiamo portato le bimbe al concerto di Francesco Gabbani


Qualche attenuante: 
1) il concerto era gratuito
2) l'evento era previsto al pomeriggio, anti narcolessia
3) la location era in alta quota, perfetta per una gita in giornata in un posto ancora non visitato (Les Druges di saint Marcel)

Dopo il successo a Sanremo, la canzone Occidentali's Karma è diventata la colonna sonora della scuola estiva, con tanto di balletto associato a ogni strofa. E comunque, prima della decisione finale, le bimbe sono state sottoposte al test di conoscenza delle canzoni e lo hanno passato con la sufficienza, dimostrando di saper canticchiare almeno altri tre ritornelli, oltre al tormentone dell'estate. Inoltre a noi genitori è sembrato un buon compresso, per evitare altre richieste su cantanti improponibili; almeno questo Gabbani è anche un autore affermato e le parodie di alcune sue canzoni sono veramente divertenti. E poi, la gratitudine eterna delle proprie figlie per tutta l'estate non ha prezzo. 
Quindi: decisione presa, zaino con cioccolata e salame in spalla, ombrello e cappellini in caso di sole o pioggia... e si parte!

Come noi, altre tremila persone hanno pensato di partecipare allo stesso evento!
Nulla di drammatico, anche grazie alla splendida organizzazione valdostana, con tanto di navette gratuite per la salita e punto ristoro con grigliata. Il pubblico era composito: famiglie con bambini, anche piccolissimi, ragazzini che si portavano dietro la 
birra nel bicchiere di plastica dall'inizio della salita, amiche agé che non si perdono un concerto in valle per movimentare l'estate. 

E poi c'eravamo anche noi: imperturbabili al fascino Gabbani, posizionati con ottima visuale sul retro del palco per evitare la calca, schiacciamo un pisolino nell'attesa del concerto. Ma l'evento si avvicina e sale la tensione da stadio. Non riusciamo a rimanere immuni al fascino del concerto e compiamo atti imprevisti, degni di un gruppo di teenager fuori dall'hotel di Simon Le Bon. 

Intravedo ragazzini che tornano con degli autografi in mano; rapisco le mie figlie, con la scusa di una passeggiata, e mi avvio controcorrente verso una casetta isolata da cui tornano bambine felici con le braccia segnate da una firma. Poliziotti, giornalisti, personale di staff tutti introno alla casa del margaro, dove all'interno si nasconde la star prima del concerto.
Ma siamo arrivate tardi, niente più autografi; forse alla fine del concerto, e solo ai bambini (non c'era bisogno di precisarlo...). Decidiamo di aspettare l'uscita del cantante, che deve fare un percorso obbligato per raggiungere il palco in mezzo al prato. 

Troppa gente: lo trasportano con un camioncino. Ma lo vediamo passare mentre regala sorrisi e fa cenno con la mano come la Regina Elisabetta. 

Alla fine il concerto inizia veramente. Pensavo che lo spettacolo fosse tutto nei preparativi, nella folla che segue le voci su dove si trova il cantante, quando uscirà, con quanto ritardo inizierà a cantare, con quale canzone... E tra il pubblico cominciano a comparire i peluche a forma di scimmia, le prime file si alzano, i musicisti prendono posto e finalmente si com


incia a cantare, tutti insieme, come a un concerto di De Gregori.
E poi succede l'inevitabile... comincio a ballare